Nel contesto delle risorse umane, il “contratto psicologico” rappresenta un concetto chiave per comprendere il rapporto tra dipendente e datore di lavoro. Sebbene non si tratti di un documento formale né di un accordo legalmente vincolante, il contratto psicologico è una componente fondamentale nella gestione del personale e nell’efficacia organizzativa. Si riferisce alle aspettative reciproche, spesso non esplicitate, tra il lavoratore e l’organizzazione.
Contratto psicologico: l’introduzione del concetto
Il termine “contratto psicologico” fu introdotto negli anni ’60 da Chris Argyris e successivamente sviluppato da studiosi come Denise Rousseau. Il concetto descrive il complesso insieme di convinzioni, percezioni e aspettative che ciascuna delle parti – datore di lavoro e dipendente – nutre riguardo ai diritti, ai doveri e agli obblighi reciproci nel contesto lavorativo. A differenza del contratto di lavoro scritto, il contratto psicologico è soggettivo e può variare notevolmente da individuo a individuo.
Le aspettative che compongono questo contratto includono elementi come il rispetto, l’equità, la sicurezza lavorativa, le opportunità di crescita, la flessibilità e il riconoscimento. Da parte dell’azienda, ci si aspetta che il dipendente sia leale, impegnato, produttivo e rispetti le norme aziendali. Dall’altra parte, il lavoratore si aspetta che l’organizzazione fornisca un ambiente equo, stimolante e coerente con le promesse fatte, specialmente durante il processo di assunzione.
Aspetti positivi e negativi
Uno degli aspetti più delicati di questo concetto è che può rompersi facilmente. Quando un dipendente percepisce che l’organizzazione non ha rispettato le aspettative si verifica quella che viene definita “violazione del contratto psicologico”. Questa rottura può generare conseguenze negative, come calo della motivazione, aumento del turnover, scarso engagement e riduzione delle prestazioni lavorative.
Gestire questo fenomeno è quindi una delle sfide più importanti per chi si occupa di risorse umane. Una comunicazione chiara, trasparente e continua è cruciale per allineare le aspettative e ridurre i rischi di incomprensione. È fondamentale, ad esempio, che le promesse fatte in fase di selezione e onboarding siano realistiche e che vi sia coerenza tra ciò che viene detto e ciò che viene effettivamente praticato all’interno dell’organizzazione.
Un contratto psicologico ben gestito può invece rafforzare la fiducia e l’impegno, contribuendo alla costruzione di una cultura organizzativa positiva e resiliente. In un mondo del lavoro sempre più dinamico e instabile, le aspettative si evolvono rapidamente: per questo motivo, è importante che le aziende adottino approcci agili e flessibili, pronti a rivalutare e rinegoziare il contratto psicologico in base ai cambiamenti interni ed esterni.









